ORGANIZZAZIONE

L’Istituto Italiano dei Castelli è un’organizzazione culturale senza scopo di lucro, nata nel 1964 su iniziativa di Pietro Gazzola ed eretta in Ente Morale, riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali, nel 1991. Oggi si è eretto in ONLUS. È associato a un organismo europeo patrocinato dell’Unesco, l’Internationales Burgen Institut, ora Europa Nostra-Internationales Burgen Institut. L’Istituto è personalità giuridica dal 1991 – D.P.R. 31.01.1991 – registrato alla Corte dei conti il 16 .04.1991, registro n.11 Beni culturali, foglio n.113. La sede legale dell’Istituto è in Castel Sant’Angelo, Roma.

L’organizzazione sul territorio si articola in Sezioni regionali, cui fanno capo Delegazioni provinciali. Sezioni e Delegazioni, autonome nell’attività nel loro ambito, rispondono nelle linee generali a un Consiglio Direttivo; l’attività di studio e di ricerca è coordinata da un apposito Consiglio Scientifico.

Gli scopi dell’Istituto sono la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione dell’architettura fortificata. Esso si occupa infatti di tutte quelle architetture – torri, castelli, caseforti, città fortificate, rocche, forti, bastioni, conventi fortificati, mura e così via – nate per esigenze difensive.

Dal punto di vista degli studi storici il territorio rappresenta uno spazio problematico, teatro dello svolgimento delle relazioni politiche, istituzionali, economiche, sociali e culturali, ma allo stesso tempo protagonista tutt’altro che secondario in tali dinamiche. 

Adottando una prospettiva di analisi comparativa, che tenti di andare oltre ad una semplice classificazione e descrizione dei luoghi, ed una metodologia di ricerca interdisciplinare, incoraggiando e sostenendo il confronto e il dialogo tra storici, archeologi, storici dell’arte e dell’architettura, tra studiosi locali ed i grandi centri di ricerca, universitari ed accademici, il Fondo Storico “Alberto Fiore” si pone come obiettivo prioritario quello di studiare il territorio di confine tra Piemonte e Liguria, imperniato sull’Alta Val Tanaro e le aree limitrofe in un’ottica non meramente localistica ma di un ferace confronto e scambio con altra realtà nazionali ed internazionali.                                                                                                     

Il museo Archeologico del Finale si trova nel centro storico di Finalborgo, nel complessomonumentale di Santa Caterina, attorno ai due chiostri quattrocenteschi. Ospita importanti collezioni di Preistoria e archeologia, frutto di oltre 100 anni di ricerche. Di proprietà del comune di Finale Ligure, è gestito dalla Sezione Finalese dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri. Il museo espone le testimonianze dell’ininterrotta frequentazione umana del Finalese, area costiera ligure dalle grandi e peculiari valenze naturalistiche, ambientali, storiche e archeologiche: dagli eccezionali reperti dell’Homo erectus del paleolitico inferiore (350mila-120mila anni fa), all’Uomo di Neandertal (120mila-38mila anni fa), alle testimonianze artistiche e funerarie dell’Uomo moderno a partire dal paleolitico superiore (38 mila anni fa), al Neolitico (VII-IV millennio a.C.) con le prime pratiche agricolo-pastorali e i numerosi reperti della Caverna delle Arene Candide, all’evoluzione nelle tecniche di fusione dei metalli (3600-300 a.C.), alla romanizzazione del territorio (dal II sec.a.C.) che trova espressione nei corredi delle necropoli di Isasco e di Perti e nei resti dei ponti dalla via Iulia Augusta nella Val Ponci, all’Età Bizantina, al Medioevo e all’Età Moderna che concludono il percorso espositivo del museo con oggetti di uso quotidiano provenienti dai più recenti scavi di S.Antonino e di Finalborgo.

Il Polo museale regionale nasce nel 2014 con la riforma del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con l’obiettivo di potenziare le attività di valorizzazione dei musei italiani. Dal 2020 cambia nome in “Direzione regionale Musei Liguria”. Coordinata dalla Direzione generale Musei, la Direzione regionale è il punto di connessione tra centro e periferia: opera per favorire il dialogo tra enti statali e locali, tra realtà museali pubbliche e private, per la costruzione del sistema museale regionale. Lavora per valorizzare e rendere fruibile la ricchezza culturale dei musei statali della propria regione. Coordina risorse umane, tecnologiche e finanziarie al fine di offrire al pubblico attività culturali ed espositive, servizi di accoglienza ed educativi di qualità. Sostiene la nascita di reti locali che coinvolgono diversi attori per lo sviluppo di itinerari culturali e la crescita dei territori in cui opera.


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